Questione di scelta

È interessante notare come i cambiamenti negli stili di vita incidano in modo inaspettato su settori apparentemente slegati dal quotidiano di tanti

Un interessante articolo apparso su ilpost.it offre uno spunto per capire come tutto è connesso e quanto il passaggio della transizione ecologica sia complicato e destinato a incidere nel quotidiano di tutti. Il sito pone la lente sul bisogno di carta del settore editoriale: il prezzo sale, la richiesta aumenta, e potrebbe diventare difficile trovare i fogli necessari per ristampare successi inaspettati. Si producono infatti tanti titoli, ma in piccole tirature, e davanti a un caso editoriale la casa editrice si troverebbe di fronte al problema di scegliere quale nuovo libro rimandare per provvedere alla ristampa di un volume di sicura vendita. Questo perché negli ultimi mesi la domanda di carta nel mondo è molto aumentata, così come sono aumentati sia il costo, sia i tempi di attesa per ricevere i rifornimenti e, a fronte di questo, le tipografie chiedono agli editori di pianificare con mesi di anticipo la messa in macchina dei loro prodotti.

Poco male, dirà qualcuno, contando il numero dei lettori forti nel nostro Paese. È però interessante indagare le cause di questa situazione. E tra queste non ci sono solo le conseguenze sull’economia della pandemia, che ha creato carenze di molte materie prime e complicato il loro trasporto, come sanno anche quanti si occupano, ad esempio, di edilizia in questa fase di ricostruzione.

Le difficoltà del settore della carta hanno anche ragioni specifiche, legate ai cambiamenti degli stili di vita. Lo spiega Fedrigoni, il più importante produttore italiano di carta di qualità, rivelando che «è aumentata in modo consistente la domanda di carta per le confezioni, dato che è stato ridotto l’uso della plastica». E mentre riprende la richiesta di carta per gli imballaggi di beni che durante la pandemia erano meno richiesti, molte aziende produttrici non riescono a fare fronte perché erano entrate in crisi già prima che arrivasse il coronavirus. L’emorragia di lettori di quotidiani e riviste, per fare un caso, ha ridotto di molto la richiesta e le linee produttive tendono a muoversi verso mercati più redditizi. A questo, ovviamente, si sommano problemi di natura industriale, legati al costo della cellulosa, che della carta è la materia prima, e del gas naturale che serve per produrla. Quello che ci interessa qui, però, è come il cambiamento di piccole abitudini quotidiane da parte di ciascuno sia in grado di incidere su situazioni generali, anche se non sempre prevedibili. Ridurre la plastica in favore di materiali più ecologici va bene, ma alla fine le merci debbono circolare e c’è sempre da fare i conti con un pianeta dalle risorse limitate.

Il che non vuol dire che rispetto alla sostenibilità occorra essere pessimisti. Ma non c’è neppure da abbandonarsi a certa faciloneria verde. Meglio essere pragmatici e cercare di bilanciare costi e benefici, lasciando perdere gli slogan. Un mondo più pulito è possibile e anche pieno di possibilità da cogliere, si tratta solo di sapersi mettere nella giusta prospettiva e adottare le soluzioni che permettano di risolvere i problemi. In fondo l’abbiamo sperimentato tutti attraverso la pandemia: ne stiamo venendo fuori grazie all’atteggiamento razionale e responsabile della maggior parte dei cittadini. Perché non potrebbe essere lo stesso nella cura della casa comune?

di David Fabrizi, da «Frontiera» n. 38 del 29 ottobre 2021

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Foto di Ylanite Koppens da Pixabay