Restiamo in contatto

Cosa facciamo oggi? Dove saremo domani? Il ragionamento chiesto dall’Incontro Pastorale, su come “trasformare la Chiesa insieme” potrebbe partire da queste domande. Perché quando c’è da fare i conti con il cambiamento occorre innanzitutto situarsi, prendere atto del contesto, capire cosa si è raggiunto, cosa manca, dove si vuole arrivare. E magari dotarsi di uno strumento di orientamento, una bussola in grado di fornire i punti di riferimento utili per non perdersi in un paesaggio nuovo e indifferenziato come quello contemporaneo, mutato dalla pandemia, da stili di vita veloci e plurali, condizionato dalle verità “alternative” dei social network e da molti altri fattori ancora.
Questa guida la Chiesa la trova nel Vangelo, che la fonda, le fornisce valori e categorie di pensiero, costituisce il punto di partenza e quello di arrivo. La Chiesa è però chiamata a pensarsi diversamente rispetto al modo di compiere questo percorso.
Un approccio che funziona è senz’altro quello di papa Francesco, che sembra impegnato a spingere la Chiesa in avanti, proiettandola verso un mondo bisognoso del Vangelo che la distoglie dal ripiegarsi su sé stessa e sui propri problemi. La spinta che si avverte più in generale è quella ad un approccio comunitario, nel quale ciascuno senta di essere chiamato alla corresponsabilità, affinché la comunità ecclesiale sia un luogo di incontro, di dialogo, di scelte condivise e di collaborazione. Sembra una cosa più facile da dire che da realizzare, ma forse è solo perché ci siamo educati al miraggio del “tutto e subito”, quando invece si tratta, è ancora l’insegnamento di papa Francesco, di avviare processi e tenerli in esercizio.

In questo senso, un contributo può certamente darlo anche «Frontiera», continuando a raccontare il mondo che cambia tenendo un occhio sulle tecnologie, sul lavoro, sull’ambiente, su come ci spostiamo dentro e fuori le città. Un lavoro da svolgere attingendo al meglio delle riflessioni su questi temi e cercando esperienze di prossimità che le incarnano. In questo modo il giornale compie la promessa del suo nome: quella di essere il luogo del contatto tra mondi, di passaggio delle idee, ma sempre restando a contatto con il proprio territorio, tenendo fede all’impegno di raccontare il capoluogo e i borghi nelle zone pastorali facendoli parlare in prima persona grazie agli strumenti del giornalista: la cronaca, l’intervista, il reportage.

Nel nostro contesto, il cambiamento riguarda il rapporto con la ricchezza dell’ambiente naturale e delle acque, riguarda il fronte delle fragilità sempre più variegato, riguarda la ricostruzione che consegue il terremoto, riguarda il bisogno di un continuo ritorno sui fondamentali storici, spirituali e culturali della Valle Santa. Tutte cose in cui la nostra diocesi è largamente impegnata e delle quali «Frontiera» continuerà a dare conto.

Ma anche questo sforzo richiede un piccolo gesto di corresponsabilità: la sottoscrizione di un abbonamento che sostenga i costi dell’impresa editoriale. Il giornale si può ricevere a casa nell’edizione di carta o leggere sui dispositivi elettronici grazie alla nuova App. Non è anche questo un modo per essere comunità? Ritrovarsi lettori dello stesso giornale aiuta a restare in contatto e informati sugli stessi argomenti anche al di là dei pochi momenti di assemblea ci vedono riuniti insieme.

di David Fabrizi, da Frontiera n.30 del 3 settembre 2021

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