Con la costituzione dell’équipe diocesana il cammino sinodale della Chiesa di Rieti compie un altro passo
Che debbo fare? Era un po’ questo l’interrogativo sui volti delle persone chiamate dal vescovo, attraverso i referenti Silvia Caprioli e Tommaso Cosentini, a costituire l’équipe sinodale. Il gruppo di lavoro si è riunito per la prima volta in episcopio la scorsa domenica proprio per iniziare a darsi una risposta. E la scoperta è che questa non è già definita, ma corrisponde a un itinerario da compiere, un cammino da costruire passo dopo passo. L’hanno spiegato proprio Silvia e Tommaso facendo riferimento alla propria esperienza. Chiamati direttamente da mons Pompili hanno raccontato di aver vissuto in un primo momento lo stesso spaesamento di fronte a un compito non del tutto compreso, trovandosi poi confortati dalla bellezza della proposta. Si tratta di rispondere a un “interrogativo fondamentale”: «Come si realizza oggi quel “camminare insieme” che permette di annunciare il Vangelo?». Annunciare a tutti, anche ai lontani, alla maggioranza che non si incontra la parrocchia e non partecipa alla Messa.
Oggi è come se la Chiesa parlasse una lingua straniera. Il Vangelo è chiaro e rivoluzionario, ma nel momento in cui non suscita nulla è come se venisse pronunciato in modo incomprensibile. E allora occorre sintonizzare il messaggio della Chiesa con il linguaggio dell’umanità. Non cambiare il messaggio, ma trovare la maniera di trasmetterlo nella sua interezza.
Il problema è epocale, e proprio per questo si è chiamati a lavorare tutti insieme. Iniziando dall’ascolto delle persone alle quali si vuol parlare. Privilegiando quelli che non hanno parola perché non vengono ascoltati, o non se la sentono di parlare, o non hanno alcun credito. L’intuizione che è lasciando parlare il popolo di Dio può arrivare la voce dello Spirito.
Non si tratta di adottare un progetto pronto e preconfezionato. Per il Sinodo la Chiesa ha ovviamente messo a disposizione indicazioni, metodi, suggerimenti, ma sapendo che non si tratta di produrre un evento, ma di innescare un processo da portare avanti nel tempo, fino a farne uno stile. Non si cammina alla cieca, ma non si conosce in anticipo la meta. I referenti hanno usato la metafora dell’aereo: oggi si tratta di costruire una pista di decollo, più in là si vedrà come potrà essere quella di atterraggio.
Per iniziare è stato chiesto alle parrocchie e alle altre realtà ecclesiali di individuare facilitatori e referenti che aiutino a coinvolgere le persone. Con loro avrà luogo un momento di condivisione e orientamento sul senso del cammino e per acquisire i metodi di base per coordinare i gruppi sinodali. Si svolgerà in presenza a Contigliano nel pomeriggio di sabato 19 febbraio, alla vigilia dell’incontro del 20 al quale il vescovo ha chiamato tutti gli operatori pastorali.
Qualcosa sta accadendo, diceva il vescovo nel suo Discorso alla Città. Si riferiva alla realtà civile, ma vale anche per la Chiesa, che davvero vuole essere in uscita, in ascolto, in dialogo. E si propone di sintonizzare la propria inquietudine con quella di un mondo che ha bisogno di guardare al futuro con più fiducia e speranza.
di David Fabrizi, da «Frontiera» n.5 del 11 febbraio 2022
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