Tra il prima e il dopo: abitare il presente

Con tutti i limiti suscitati dalla pandemia, è facile farsi prendere dallo scontento. Ci si saluta ancora in modo strano, si continua a indossare la mascherina e a portare con sé il disinfettante per le mani. Si va al ristorante, ma per lo più si mangia all’aperto; si fanno eventi e spettacoli, ma prenotazione e green pass valgono il biglietto. E ancora ci sono i problemi a scuola, nei trasporti, sul lavoro: come riuscire ad essere felici del presente?

Eppure si possono vivere questi giorni con entusiasmo. In fondo, di fianco alle difficoltà stanno fiorendo anche nuove possibilità. Cresce la sensibilità ambientale, ad esempio, e dalla tecnica giungono nuove risposte ai bisogni che mutano. Si avverte il bisogno di modellare le città su esigenze nuove e di tornare ad abitare i piccoli borghi. Si vive più a lungo e si fa avanti l’opportunità di colmare questa durata con affetti e significato.

E poi ci sono i più giovani, che al contrario dei genitori non hanno un piede invischiato nel ‘900, sembrano a loro agio nel mondo globalizzato e meglio attrezzati a rispondere ai nuovi problemi. Sono spaventati, ci mancherebbe, forse sono addirittura più disturbati e soli delle generazioni precedenti. Ma sono anche pieni di vita e rassicura vedere che affrontano incertezze e contraddizioni, sia quando indovinano la via che quando falliscono.

Più che la causa, la pandemia sembra essere la cartina tornasole del cambiamento. Le certezze di ieri stanno crollando e il mondo di domani è da inventare. Non c’è niente di male nell’essere contenti di esserci, pure quanto siamo contesi tra le forze che ci spingono a guardare indietro e quelle che ci proiettano in avanti. L’importante è ricordare che il futuro è necessario, anche quando è pieno di domande, anche quando dobbiamo emanciparci da un passato che sembra irrinunciabile.

In fondo si tratta di stare sulla Frontiera, cogliendo segnali di trasformazione, facendo tesoro di piccole storie di cambiamento. Come quella di Alessandro, che lo scorso fine settimana ha confermato a Leonessa una scelta di vita francescana dopo la giovinezza inquieta, o come quella di Martina, che ha tradotto la sua passione per i cani in qualcosa di più ampio e condiviso lasciando Roma per Contigliano. Nulla di eccezionale: solo tentativi di abitare il presente.

di David Fabrizi, da «Frontiera» n.32 del 17 settembre 2021

Foto di claudio losa da Pixabay

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