Cambiare, insieme

Ha entusiasmato l’Italia la vittoria di Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contraffatto, le atlete che hanno monopolizzato con il tricolore il podio paralimpico dei 100 metri. Un grande risultato sportivo, il loro, ma anche l’immagine di come si affronta positivamente un cambiamento decisivo e certamente non desiderato. La chiave pare essere nella capacità di rimanere sé stessi e insieme superarsi, trovando risorse inaspettate proprio dai nuovi limiti. Se la parola non fosse stata consumata dalla pandemia, si potrebbe parlare di resilienza.

È facile da dire, ma ciascuno conosce la propria fatica quotidiana. E fatti i conti con quanto è duro cambiare in meglio la propria vita, figuriamoci com’è complicato Trasformare la Chiesa, intervenire sulle sue grandi inerzie. Eppure il programma pastorale che si è aperto lo scorso fine settimana per la nostra diocesi è proprio questo. L’impresa sarà senz’altro lunga, ma forse è meno disperata di quel che può sembrare. Perché la chiamata è a uno sforzo collettivo ed è quando ci si apre agli altri e si lavora insieme che si ottengono risultati importanti. Lo lascia intendere la stessa Martina Caironi dalle colonne dell’«Osservatore Romano», quando invita altre donne a «non chiudersi e uscire, perché fuori ci possono essere tanti aiuti».

Una constatazione simile, lo scorso marzo arrivava dal World Happiness Report, studio scientifico attraverso il quale si costruisce la classifica dei Paesi più felici al mondo. Quest’anno i ricercatori si sono trovati ad affrontare una sfida unica: analizzare gli effetti della pandemia sul benessere individuale e collettivo. L’indagine completa conta duecento pagine e si può scaricare dal sito ufficiale. L’aspetto che ci interessa è la sorpresa degli studiosi nel constatare che il Covid-19 non ha portato un declino nel benessere generale. Dal rapporto emerge un’umanità molto più contenta di quanto ci si potesse aspettare nella situazione difficile e drammatica che stiamo vivendo. E tra le ragioni c’è proprio un’accresciuta fiducia nelle reti di solidarietà comunitarie, che aiutano a sentirsi meno soli e meno fragili. Ha una dimensione collettiva anche la ritrovata fiducia nelle istituzioni, che dimostrando capacità di intervento fanno crescere la sicurezza percepita dalle persone.

I giorni del confinamento, inoltre, hanno condotto i singoli a riflettere su ciò che veramente conta, hanno aiutato molti ad apprezzare di più la propria condizione e a diffidare da obiettivi indotti che producono delusione e inutile fatica. Le persone hanno scoperto di essere più felici quando la smania di successo e possesso si ritrae e lascia spazio agli affetti, alle proprie passioni, alla vita interiore.
Il motore del cambiamento è un po’ anche questo: comprendere che le cose a cui si è costretti rinunciare danno respiro a tutte quelle che ci sono ancora da fare. E qualche volta la contropartita è un premio grande e inaspettato.